Forse, un giorno
Piangi nonno?
Ogni volta che la tristezza mi avvolge
i miei occhi lacrimano per consolarmi
Mi annaffiano il viso, figlio mio,.
un viso inaridito in perenne siccità
Assetato d’affetto e affamato di serenità
Un viso
che non cambia espressioni
da un eternità,
che dimenticò tutto
tranne il sorriso malinconico
sull’angolo della sua bocca
nel ricordo di una remota felicità,
di una certa tranquillità..
Dimmi, figlio mio
Dov’è la mia casa?
Dov’è la mia terra?
Dov’è la mia gente?
Straniero io sono?
O la guerra, con sé, tutto via portò,
persino i miei ricordi?
Non piangere, nonno, le lacrime sono salate e scavano i volti d’infelicità
Non piangere, nonno, a volte l’uomo si ammala di crudeltà
E dimentica d’appartenere al nulla e si riempie di vanità
Uccide, vìola, e saccheggia in nome dell’umanità
Dimentica il bello della pace e crea guerre in nome della libertà
Dimentica il bello dell’amore e scivola nell’odio e nell’ostilità.
Non piangere, nonno..
Dove l’odio scava, l’amore sé stesso pianterà.
Dove la tristezza solca, la gioia si recherà.
Un giorno, forse…
L’uomo guarirà.
(Fadel Fadele Zimam)