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Danaro sterco del diavolo o strumento di sviluppo sostenibile?

I cattolici, ma non solo, spesso si chiedono se il denaro sia veramente lo sterco dl diavolo.

La stessa scelta evangelica dei poveri incrementa il dubbio ed induce sensi di colpa che agitano la coscienza.

Riflettendo su questo quesito che secondo i periodi storici ha avuto diverse e differenti interpretazioni, viene in mente il principio di frugalità, che non coincide  - come spesso si crede - con la scelta di sorella povertà o con la scelta conventuale benedettina.

La frugalità non è la rinuncia al danaro e al consumo, non rappresenta un ritorno al passato.

Francescani e monaci benedettini, scelsero e continuano ad abbracciare la povertà per se stessi e operarono per far uscire dalla povertà chi la subisce e non la sceglie.

Capirono che l'uscita dalla povertà passava e passa da un'economia sociale capace di coinvolgere chi in quel tempo e in questo tempo era ed è fuori dal sistema economico, così come con l'"ora e labora", San Benedetto sdoganò il lavoro

da una concezione che da una concezione chelo relegava agli ultimi della terra, paragonabile alle fatiche degli animali, elevandolo a strumento che da dignità all'uomo e  capace di far partecipare quest'ultimo alla creazione ed allo sviluppo della società e del pianeta. Compresero che solo facendo circolare il denaro, solo rendendolo fruibile ai poveri attraverso, ad esempio, i monti di pietà, i poveri sarebbero progressivamente usciti dall'estrema povertà in cui si trovavano. Inventarono l'economia di scambio, il commercio e il micro-credito quali strumenti capaci di riscatto degli ultimi della terra.

Possedere e usare danaro non significa possedere e usare sterco immondo; esso è uno strumento che, come tutti gl strumenti, non è buono o cattivo in sé, è l'uso che se ne fa che lo rende un mezzo virtuoso o malvagio.

I soldi usati per dominare, per corrompere, per acquistare armi, partite di droga, corpi di donna o di bambini, è sterco immondo.

Il danaro che serve a mantenere dignitosamente se stessi e la propria famiglia, che diventa pane e servizi per chi possiede poco o nulla, che serve a creare impresa che a sua volta crea lavoro e occupazione, è danaro benedetto, è strumento di riscatto, è segno di condivisione, di solidarietà e di amore verso gli altri.

E' il cattivo uso, l'abuso della potenza in esso intrinseca che lo rende mezzo diabolico, che lo rende lercio, disgustoso e ripugannte come ogni abuso a danno dei propri simili.

Spesso però lo utilizziamo non fino a rendere le nostre azioni profondamente riprovevoli, ma certo poco gradevoli e non proprio eticamente giuste.

Spinti dal modello economico iper capitalistico e dal conseguente consumismo spesso esasperato, acquistiamo - a volte, se non spesso, compulsivamente - prodotti e servizi che non ci servono e che crediamo ci renderanno "felici", ma che dopo pochi giorni riponiamo in un cassetto o smettiamo di usufruirne, annullando così lo spirito di economia sociale francescano e benedettino.

Così facendo, spesso senza rendercene conto, sottraiamo risorse ed energie che potrebbero essere investite in solidarietà, in cultura, in tecnologia utile allo sviluppo di modelli di vita familiare e sociale, più sostenibili.

La scelta dei prodotti e dei servizi che si acquistano è centrale ed importante.

Non è indifferente acquistare prodotti realizzati attraverso lo sfruttamento della manodopera, di bambini, di attività illecite, ecc., piuttosto che di produzioni rispettose del nostro pianeta, socialmente e economicamente sostenibili.

Solo educandoci ad un nuovo modello di consumo, rispettoso degli altri e della natura, consegneremo una società e un ambiente migliore.


Pietro Giordano

Presidente

officinedellasostenibilità.it




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