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Populismo e nichilismo, miscela esplosiva da disinnescare

Frequentando i social, mi chiedo continuamente come sia possibile l'emersione di tanta rabbia, di tanto rancore, di tante falsità.

Non si riesce a comunicare più anche con coloro con i quali si è percorso una parte del cammino della propria vita: compagni di classe, colleghi di lavoro, spesso anche amici di gioventù.

Sembra una sorta di maledizione, il regno delle post-verità impera indisturbato e nelle reti sociali domina la confusione e l'incompetenza; la verità oggettiva, il bene vengono negati platealmente.

Chi è competente, chi legge, chi studia, chi si informa, viene demonizzato e messo alla gogna quale rappresentante della "casta".

Si crede sempre meno che il bene trionfi, anche se la sua vittoria spesso è protratta nel tempo e si prende a piene mani nel pozzo senza fondo del male, dell'odio, del rancore, della vendetta, della rivalsa. Tutti si inteneriscono, giustamente, per un cane maltrattato, ma pezzi sempre più consistenti di società civile odiano gli immigrati, i gay, gli zingari, i diversi in genere.

Siamo in un tempo in cui il rigore intellettuale, la razionalità sono rimpiazzati dall'emozione e dagli argomenti di tendenza. Così il rancore spesso si traduce in violenza, sia essa verbale che fisica: "Al livello degli individui, la violenza disintossica. Sbarazza il colonizzato dal suo complesso d'inferiorità, dei suoi atteggiamenti contemplativi o disperati" (J.P. Sartre)

Ho il terrore di quanto sta avvenendo. Mi spaventa questo populismo imperante che attraversa orizzontalmente sia la destra che la sinistra e che rischia di erodere le fondamenta del nostro sistema democratico.

Il populismo non è un'ideologia, ma è una proposta, che spesso attrae gli scontenti, in quanto semplifica la realtà fino a distorcerla, per dare risposte semplicistiche a problemi complessi. Questo cancro è entrato nei Parlamenti europei, fino ad insidiare la stessa tradizione democratica degli Stati Uniti.

Tutto contagia, infetta gruppi sociali e religiosi, settori della destra come della sinistra ed interi Stati, inducendoli a rompere trattati internazionali o fomentando il disprezzo delle istituzioni, fino a giungere alle crisi socioeconomiche.

Si ergono a difensori della patria, dei valori nazionalistici, dei confini, della lingua (e poi dei dialetti), di simboli come la bandiera, ecc., sfruttando biecamente lo scontento del "popolo".

Ma lo fanno deturpando la parola "popolo": "I gruppi populisti chiusi deformano la parola "popolo", poichè in realtà ciò di cui parlano non è un vero popolo. Infatti, la categoria di "popolo è aperta. Un popolo vivo, dinamico e con un futuro è quello che rimane costantemente aperto a nuove sintesi, assumendo in sé ciò che è diverso. Non lo fa negando sé stesso, ma piuttosto con la disposizione ad essere messo in movimento e in discussione, ad essere allargato, arricchito da altri, e in tal modo può evolversi" (Papa Francesco, Fratelli tutti n. 160).

Ho terrore di ciò che vedo, perchè la Storia insegna cosa avvenne nel secolo scorso. Come dal nichilismo nacquero totalitarismi di destra e di sinistra che eliminarono milioni di "diversi", di inabili al alavoro, di ebrei, di oppositori del regime, bruciando libri non "graditi" e realizzandoo in tutta l'Europa, stermini ed eccidi nei lager e nei gulag, trasformandola in un vero inferno.

Gli eredi di quel nichilismo oggi sono i populisti e hanno successo, come lo ebbero i dittatori dello scorso secolo, per una lunga serie di motivi quali la paura della perdita del lavoro, lo spettro della povertà, la corruzione, ecc.  Si generano così disagio esistenziale, sfiducia nelle persone e nelle istituzioni, risentimento contro chi non la pensa allo stesso modo e si finisce con produrre violenza verbale e successivamente anche fisica e/o psicologica.

L'avversario politico diventa così un nemico da eliminare in qualsisi modo, isolandolo, insultandolo, demonizzandolo. Conta poco se lo si fa utilizzando fake, costruendo false immagini o falsificando foto e documenti. Il risentimento, l'odio, il rancore, sprigiona così ulteriore odio, risentimento e rancore sviluppando una spirale violenta, spesso difficile, se non impossibile da fermare.

Gli argomenti approfonditi ed espressi compiutamente e col tempo necessario non riescono a attraversare le menti per farle pensare. Siamo nell'era della comunicazione in 240 caratteri, dell'immagine, delle emotion o della frasetta che ti dà l'emozione immediata, per questo i messaggi semplici e viscerali attirano tanti seguaci; fenomeni "politici" come il Movimento 5 stelle e la Lega in Italia, la Le Pen in Francia o Trump in USA, sono lì a dimostrarlo.

Il popiulista ha bisogno di un capo, di un leader che lo rassicuri, che lo accarezzi che gli dia la dimensione di un "gruppo" che lo protegga e di un capro espiatorio, cioè qualcosa che possa individuare come la causa di tutti i suoi mali, sia esso Berlusconi o Renzi, piuttosto che gli immigrati o le multinazionali.

Tutto ciò però può essere sconfitto con l'ottimismo della ragione, creando le condizioni, attraverso l'impegno degli uomini di buona volontà, per ridurre fino ad annullare l'impatto distruttivo del populismo.

Ci si deve impegnare per diventare costruttori di eguaglianza, lavorando per ridurre le diseguaglianze sociali e realizzare uno sviluppo culturale integrale della società, che passa anche attraverso il potenziamento della formazione continua e l'affermarsi di mass media indipendenti, liberi e capaci di illustrare la realtà nel modo più chiaro e completo possibile.

Ma soprattutto dobbiamo rivedere il nostro modo di vivere e di pensare, promuovendo relazioni giuste che prevalgano sul tornaconto personale, recuperando e vivendo termini ormai desueti come il perdono che sconfigge il rancore, la riconciliazione che abbatte la violenza e sopratutto schierandosi dalla parte dei più poveri.

Se li si comincerà a frequentare avranno molte cose da insegnarci, ci aiuteranno a ridimensionare il nostro consumismo estremo e la nostra visione di una vita competitiva che vede l'altro come un arrivista pronto a prenderci il posto di lavoro o a fregarci la carriera.

Scopriremmo quali siano le cose importanti della vita e come essa non può essere vissuta freneticamente ed intrisa di risentimmento, odio e rancore.

Pietro Giordano

Presidente

leofficinedellasostenibilita.it

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