Consumare, non sprecare
Vivere un'estate così torrida, credo ponga problemi, non solo di sopportazione delle temperature altissime, ma anche di "uso" del nostro pianeta e di comportamenti, non certo sostenibili, che ognuno di noi, quotidianamente, pone in atto.
I segni dei cambiamenti climatici sono ormai più che evidenti: per la prima volta una nave mercantile ha attraversato il Mar Glaciale Artico, senza bisogno di una nave rompighiaccio; al Sud d'Italia aumenta la presenza di pappagalli e di meduse che invadono il mare e le spiagge (Fonte: WWF), al nord si restringono i ghiacciai sulle Alpi (-33% rispetto agli anni '60) e la mortalità dei cuccioli di stambecco è aumentata dal 50 al 75% per il germogliare prematuro e quindi per la modifica delle capacità nutrizionali delle piante di cui si nutrono; nel periodo 1904-2006 la temperatura superficiale dell'acqua è aumentata di 0,85 gradi nel Mediterraneo occidentale, di 0,92 nello Ionio e di ben 1,45 nell'Adriatico (Fonte: Ministero dell'Ambiente).
Tali cambiamenti climatici sono frutto di un progressivo riscaldamento globale, causato dall'aumento delle emissioni di gas serra ed in particolare dalle emissioni di anidride carbonica (CO2). Tale aumento delle emissioni di gas serra non è il frutto di un destino cinico e baro, ma di azioni che ognuno di noi - singolarmente e collettivamente - pone in atto durante l'arco della propria vita.
Ponendo in atto comportamenti virtuosi e sostenibili ognuno di noi può contribuire a ridurre le emissioni frutto avvelenato delle attività umane.
In questo tempo disponiamo di ogni bene di consumo immaginabile, ma ciò - come ben sappiamo - richiede energia per poterlo realizzare, trattare e vendere.
E' indubbio che più acquistiamo e più emissioni di CO2 produciamo, ma certamente - a mio avviso - non è immaginabile un mondo che si adegui alle filosofie del consumo francesi troppo spesso talebane e ideologiche, che poco hanno a che vedere con la realtà economica attuale o americane che ipotizzano addirittura il non fare figli per ridurre le emissioni, ma è possibile però, innestare comportamenti sostenibili, alla portata di tutti.
Prima regola per comportamenti sostenibili è: consumare non significa sprecare.
La crisi economica di questi anni ha certamente diminuito il livello dei consumi, ma non sempre questo coincide con il ridimensionamento dello spreco.
Troppo spesso il cibo ammuffisce nei nostri frigoriferi, certo non in quello dei 5 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, e troppo spesso questi "avanzi" finiscono nella pattumiera di casa nostra.
Paradossalmente, solo per fare un esempio, al consumo di energia necessario per produrre cibo, portarlo dentro le nostre case e conservarlo, si aggiunge lo spreco di energia che inneschiamo buttandolo e quindi attivando il ciclo di smaltimento dei rifiuti (compattatori, cassonetti, ecc.).
Fortunatamente, contro la cultura dello spreco - che è anche un'"offesa" etica e sociale nei confronti dei poveri - alcune normative cominciano a farsi strada in questo ultimo periodo e così è possibile ridurre gli sprechi di ogni tipo, incentivando e promuovendo il più possibile il dono, la trasformazione e la redistribuzione delle eccedenze, non solo alimentari e lungo tutta la filiera (Legge Gadda).
Non sprecare, non significa, non consumare bensì consumare oculatamente e scegliendo prodotti il più sostenibili possibile ed, in questo senso, in prossimi post, cercherò di illustrare comportamenti maggiormente virtuosi nel modo di consumare (acquisto auto, energia, elettrodomestici, ecc.), sperando di innescare anche un dibattito sul blog.
Commenti (0)