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Paure e primavere

La parola povertà troppo spesso ci rimanda a immagini che hanno solo in parte a che fare con una nuova realtà, completamente diversa da quella povertà impressa sulle pellicole dei film neorealisti del dopoguerra.

La povertà oggi non è solo quella dei clochard che dormono nei vicoli bui intorno alle stazioni dei treni, delle grandi come delle piccole città; scivolare nel baratro della povertà, dell'esclusione, della "lebbra" dell'emarginazione economica è un attimo. 

Perdere il posto di lavoro, separarsi dalla moglie o dal marito, l'insorgere di una grave malattia che invalida sino al punto da non essere più autosufficienti, sono solo alcuni degli esempi che richiamano a vecchie, ma sempre tristemente attuali, povertà. Accanto ad esse ne fioriscono, purtroppo, delle nuove che aggiungono crudeltà; alla crudeltà dell'esclusione e dell'emarginazioni di intere fasce sociali deboli come ad esempio le centinaia di migliaia di giovani e meno giovani disoccupati o sfruttati per pochi euro all'ora facendo consegne su una bicicletta, su uno scooter o per dare informazioni dietro un monitor con una cuffia sulle orecchie.

Se tutto questo è vero, come è vero, sono insopportabili e vigliacche tutte le strumentalizzazioni che vengono fatte dalla politica e da politicanti senza arte  né parte, che per qualche voto in più non esitano ad utilizzare le paure delle persone, paure spesso dettate dalla mancanza di conoscenza della realtà delle cose. La più becera di queste strumentalizzazioni è il saldare le povertà del nostro Paese con l'immigrazione che, a dire di questi politicanti ignoranti e/o in malafede, dipenderebbe da quei lavoratori con la pelle nera, gialla, rossa o a pois che "rubano" il lavoro agli italiani. Rinascono così fascismi neri o pentastellati, sovranisti per convenienza provenienti dal peggio della cultura di destra o dalle ampolle riempite alle sorgenti del Po al grido di Padania Libera e Roma ladrona, molti si riciclano come l'immondizia, inseguendo modelli altrettanto pericolosi, questa volta per l'intera umanità, come Putin o Trump. Mentono sapendo di mentire. Sanno benissimo che non si possono bloccare i migranti sulle coste libiche, che per farlo bisognerebbe dichiarare guerra alla Libia, prima di entrare nelle sue acque territoriali; sanno benissimo che per la legge del mare non possono essere bloccati i porti; sanno benissimo che in Italia - come ha illustrato recentemente la Bonino - ci sono cinquecentomila stranieri non regolarizzati e che è impossibile espellerli, almeno che - anche in questo caso - non si dichiari guerra a intere nazioni visto l'enorme esodo che si dovrebbe mettere in atto; sanno benissimo che gli immigrati con i loro contributi pagano 640 mila pensioni italiane e muovono miliardi di Pil (IlSole24ore 12 ott. 2016).

Però anche gli ayatollah e i nuovi filosofi di un vecchio e becero comunismo rivisitato ad uso e consumo personale, che appaiono puntualmente sugli schermi televisivi, sono altrettanto insopportabili e spesso danno unicamente la sensazione di voler utilizzare le povertà e l'immigrazione per questioni che nulla hanno a che vedere con esse. 

La cosa più pericolosa e lo scontro a cui si assiste quotidianamente su questi temi come su altri, che impedisce la possibilità di affrontare e risolvere con civiltà e solidarietà le questioni poste. Ormai la comunicazione è spesso un insulto, violenza verbale, bugia, falsità, fake news utilizzate come strumento di distrazione di massa e come armi per abbattere l'avversario che è diventato ormai il nemico. Purtroppo però ciò non avviene soltanto in politica o nel giornalismo, ma avviene drammaticamente anche nella vita reale, nelle organizzazioni sociali, penetrando sin nelle famiglie e anche sfociando nella quotidianità dei femminicidi o degli omicidi tra le mura domestiche.

Ma accanto a tutti questi portatori di paura e di odio ci sono coloro che pongono i segni della solidarietà, del lavoro comune, della donna sfigurata con l'acido che affronta le telecamere, dei piccoli imprenditori agricoli o artigiani veramente amici dei propri dipendenti, siano essi italiani o stranieri , della sperimentazione del multiculturalismo, della pace religiosa, delle parole profetiche di un Papa capace di parlare ed agire secondo il Vangelo.

Insomma, come scriveva Pablo Neruda:  "Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera".


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